Prima parte/ L’intervista di Cairo alla radio-tv della Lega Serie A: “Il Toro è un amore di famiglia

Il patron granata ha tracciato un bilancio della sua vita imprenditoriale e naturalmente si è soffermato molto sul Toro

Urbano Cairo è stato intervistato dalla Lega Serie A: queste le parole del presidente del Torino.

 

Un passato alla Pro Sesto.Facevo l’ala destra negli Allievi, ero uno abbastanza sgusciante e dribblomane. Mi dicevano che avrei potuto fare bene, ma io ero molto emotivo, mi veniva sempre a vedere mio papà che era stato calciatore, volevo fargli vedere quanto ero bravo ma a volte ciò mi penalizzava. Mi piaceva il calcio, seguivo il campionato, avevo il sogno di diventare un calciatore a quell’età“.

 

 

La squadra del cuore.Da ragazzino ero tifoso del Milan e poi del Toro, le due squadre erano quasi alla pari. Rivera mi aveva fatto battere il cuore, è stato anche Pallone d’oro. Adoravo anche Claudio Sala e i gemelli del gol Pulici e Graziani. Ma ricordo anche Meroni, era un grandissimo, il nostro Best”.

 

 

Gli inizi. Da ragazzo alla Bocconi avevo voglia di fare l’imprenditore, ho studiato anche 6 mesi in Usa, po leggo una intervista a Capital di Berlusconi, trovo un paio di idee buone e un giorno decido di chiamarlo, cerco il numero sull’elenco telefonico, arrivo alla sua segretaria, chiedo di parlare con lui: “E’ impegnato”. Due ore dopo la richiamo, le ho detto che le idee che voglio proporre hanno sconvolto il mercato americano. La settimana dopo mi chiama, mi dice che cercava un assistente: “domani inizi”. Ho lavorato in Publitalia e poi mi sono messo in proprio. Non sono stato un visionario, ma molto coraggioso: l’ho fatto a 38 anni quando ero già considerato. Sono ripartito da zero, non era facile. Tutti mi hanno messo alla prova. Ventre a terra, grandi numeri: 60 miliardi vecchie lire fatturati nel primo anno del 1996″.

 

 

Nuovo Berlusconi. “L’accostamento mi fa piacere, è stato un personaggio di altissimo livello, ma sono diverso, però ho imparato molto da lui. Ho applicato le sue idee con la mia personalità.  Ho scalato Rcs, sono stato più bravo di lui: il giorno dopo mi ha telefonato e mi ha detto bravo, volevo farlo anche io ma non ci sono riuscito”.

 

 

Il 2005. “Il Torino è un amore di famiglia, mia mamma era una grande tifosa, mio papà pure, io ero a metà con il Milan. Nel 2005 il Toro sta per fallire, mi chiama Chiamparino e mi chiede di prendere il Toro: “Forse riusciamo a farlo ripartire in B”, mi dice. Siamo al 12 agosto, stavo per andare in vacanza, non avevo mai fatto calcio. Ci ho pensato, il sindaco mi chiamava tutti i giorni, all’ennesima telefonata vado a Torino, ero a Forte dei Marmi. Penso di dirgli di no, lui mi convince, mi faceva piacere pensare di salvare il Toro. Mia mamma voleva che lo prendessi, l’ho fatto”. 

 

 

De Biasi. “L’emozione più grande l’ho provata il primo anno. Abbiamo fatto la squadra in 7 giorni prendendo 10 giocatori. Era un’armata brancaleone, alcuni non avevano fatto nemmeno la preparazione. De Biasi è stato molto in gamba, ha compattato questa squadra che veniva da ogni dove. Una grande cavalcata, anche se a gennaio abbiamo avuto un momento di crisi: ho sostenuto l’allenatore e siamo arrivati alla finale contro il Mantova davanti a 60 mila persone: una gioia incredibile”. 

 

 

Tifosi. “Hanno ambizioni, come le mie. Nella mia vita l’ho dimostrato, ma nel calcio non è banale, ti confronti con fatturati enormi. Ho investito non poco ultimamente anche se il bilancio è meno in ordine. Ci voglio riprovare, ma è un’attività che deve essere sostenibile, non puoi sempre avere costi maggiori dei ricavi, può succedere, ma non la regola. Poi altrimenti fallisci. Diverse volte ho pensato a chi me l’ha fatto fare. Ma nelle difficoltà raddoppio gli sforzi, non mi piace mollare. Abbiamo fatto buoni campionati, ma per i tifosi del Toro non sono abbastanza. Il calcio oggi è molto diverso, ma esistono eccezioni virtuose, l’Atalanta è motivo d’ispirazione. Negli ultimi 10 anni siamo stati quasi sempre nella parte di sinistra della classifica. Però dobbiamo fare meglio. Io ci sono, vogliamo migliorarci”. 

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