Sulle colonne de La Stampa, Leo Junior ha raccontato il suo Toro e come il suo rapporto con la piazza sia diventato speciale. Queste le dichiarazioni dell’ex calciatore:
“Anche se sono rimasto soltanto tre anni, ho capito subito cosa significasse la maglia granata. E ho capito che per indossare questi colori bisogna avere qualcosa di diverso, non basta essere un calciatore che gioca a calcio. Bisogna immergersi nella storia gloriosa del club. Essere consapevoli di dove giochi e cosa rappresenti per un popolo e una città. Perché se l’obiettivo è vincere, per i tifosi del Toro non è l’unica cosa che conta. È più importante incarnare il vero spirito, da quello parte la scintilla per alzare l’asticella. E magari fare stagioni da protagonisti, come è capitato anche ai miei tempi. Le soddisfazioni poi arrivano. Così nascono i grandi gruppi, è la storia granata che ce lo insegna. I calciatori forti ovviamente sono indispensabili, ma da soli non bastano
E questo non è un club che può fare pazzie sul mercato. A fare la differenza devono essere altre caratteristiche, non è un caso che le bandiere granata fossero innanzitutto grandi uomini. Il Toro bisogna viverlo giorno e notte per entrare in sintonia con il suo mondo. Ma se ci riesci, poi se ne apre un altro. Quando dicono che la maglia granata è come una seconda pelle, sono totalmente d’accordo!”