Sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Giampiero Ventura ha rilasciato una lunga intervista sul rapporto personale con Urbano Cairo. Queste le dichiarazioni dell’ex allenatore granata sul patron che è diventato il presidente più longevo nella storia del Toro:
“Ancora oggi mi sento molto legato a Cairo e al mondo granata. Col patron credo di essere riuscito a instaurare un rapporto di stima e amicizia, del quale vado orgoglioso. E’ stato perfetto nel conservare intatta la sua passione pure nei momenti difficili, dove ha dovuto disattendere a una giudiziosa politica economica. Il cuore, insomma, ha prevalso sulla ragione. Come capita quando un club ha al suo vertice un presidente innamorato e non un presidente in cerca di affari.
Affidandomi la squadra per ritentare la promozione, il presidente mi illustrò il suo orientamento ma sui nomi di diversi interpreti non citrovammo d’accordo. Ebbene, dopo un paio di incontri e discussioni, Cairo seppe sorprendermi con parole di grande umiltà: “Mister, mi metto nelle sue mani, mi indichi lei la strada che dobbiamo seguire”. Io gli spiegai che bisognava creare un mix di valori e caratteristiche, quindi gli parlai di Darmian e di Glik come due pilastri difensivi sui quali costruire, poi di Immobile e Cerci per avere la qualità delle giocate offensive, e di altri protagonisti dal nome non famoso, tipo per esempio Gazzi e Vives, ma capaci di incarnare lo spirito del Toro. Con questi e altri interpreti in tre anni passammo dalla Serie B all’Europa. Una cavalcata davvero esaltante con la quale si riuscì a far coesistere le pressanti esigenze di bilancio con le necessità tecniche”.