Quando mancano esempi granata nell’attualità del Torino, basta riaprire l’album dei ricordi per rimarcare la differenza dalle altre squadre e riscoprire il senso dell’identità perduta. Ieri al Museo del Torino di Grugliasco c’era anche Rodolfo, unico nipote maschio di Enzo Bearzot.
“La cosa più bella di questo museo è che quando si parla di mio nonno lo si fa pensando al Bearzot calciatore, mentre quasi tutti si ricordano di lui per il Mondiale vinto nel 1982. Ma lui era più contento ad essere ricordato come capitano del Toro: quella era la sua maglia, la sentiva sua e non voleva più toglierla. Aveva il granata nel cuore”. Bearzot è stato al Torino 10 anni dal 1954, la prima grande bandiera dopo la tragedia di Superga.