Non basterebbero due squadre per spiegare la differenza tra il Torino e l’Inter. Ma basta trovarsi al posto giusto al momento giusto per trasformare una partita sulla carta a senso unico, in una sfida più aperta anche rispetto a quanto dice la storia recente: nove sconfitte granata nelle ultime dieci partite. E far ripiombare una squadra al centro della scena, nonostante sia uscita troppo presto alla corsa per le posizioni che contano. Il gruppo di Vanoli avrà gli occhi di tutta Italia puntati addosso in un finale di stagione che può decidersi proprio a Torino, anche se per questa stagione deve accontentarsi a vivere, e condizionare, le storie degli altri. Come quella dell’Inter reduce da un periodo sulle montagne russe che gli ha scombussolato i piani, non il più prestigioso. Fa harakiri in campionato con due sconfitte nelle ultime tre partite subendo il sorpasso da parte del Napoli ed esce dalla Coppa Italia in un derby perso malamente. Poi però scrive contro il Barcellona un 4-3 di qualità, potenza e tenacia che resterà per sempre tra le pagine più belle della storia nerazzurra. E, soprattutto, catapulta il gruppo di Simone Inzaghi per la seconda volta in tre anni nella finale di Champions League, confermando la caratura internazionale, da big d’Europa, di un progetto ormai stabilmente ai vertici. Chissà quando potrà provarle queste emozioni il Toro, che oggi intanto ha una bella occasione contro i “resti” di una squadra che ha la testa già a Monaco: battere una big sarebbe sempre un gran risultato.