L’attaccante ivoriano si racconta in una lunga intervista a Torino Channel
Come ha vissuto l’infortunio?
“Male, mi ha fatto un po’ male psicologicamente perchè volevo giocare contro Lecce e Napoli”.
Ora come sta?
“Sto molto bene”.
C’è un ruolo che preferisce?
“Fino a 17 anni facevo la mezzala, poi il mio allenatore mi ha detto di giocare dove volevo per capire quale fosse lo spazio giusto per me. Destra e sinistra è uguale”.
Che rapporto ha con Juric?
“E’ un allenatore che vuole aiutare i suoi giocatori: se dai il massimo, puoi arrivare in alto. Parlo molto con lui sui movimenti da fare, mi è servito perché oggi sono un giocatore diverso rispetto a quando ero al Parma. Ho capito che c’è un momento per accelerare e uno per aspettare”.
Pronto per il salto di qualità?
“Sì, sono più maturo, anche dentro la mia vita. Sul campo mi sono abituato a pensare alla giocata che devo fare mentre arriva la palla”.
Con chi ha fatto subito amicizia?
“Con Gravillon perché ha giocato anche all’Inter, ma anche Miranchuk. Mi fa ridere, ha un bello stile”.
Con Singo avete mai parlato delle vostre origini?
“Non è di quelli che parlano molto prima di una partita o di un allenamento. Però mi ha detto di raggiungerlo in nazionale”.
Perché ha optato per quella francese?
“Una scelta naturale quando ti senti di far parte di un paese. E poi è importante pensare di giocare un Europeo, il Mondiale. Ma se la Costa d’Avorio mi avesse chiamato avrei potuto agire diversamente”.
Dalla Costa d’Avorio alla Francia all’età di 2 anni e poi subito con il pallone tra i piedi…
“A sei-sette anni sono andato in una scuola di musica per imparare a suonare il pianoforte, ma non avevano posto. Una settimana dopo un amico di mio papà mi ha visto giocare a calcio a scuola, mi ha fatto fare un test e da lì è iniziato tutto”.
Le piacciono anche altri sport?
“Sono bravo a giocare a basket, pallamano e bowling”.
E’ molto legato alla sua famiglia?
“I miei genitori si sono separati da quando avevo un anno. E’ stato difficile dover scegliere tra papà e mamma, ma papà ha fatto tanti sacrifici per i suoi figli, sono contento di essere arrivato a questi livelli per lui. Sono molto legato anche a mia sorella, è anche vicina a mio figlio. Mi piacerebbe che il mio piccolo diventasse un calciatore come papà”.
Cosa pensa della Serie A?
“Ora ho una visione diversa: quando sono arrivato pensavo di trovare tutte le porte aperte all’Inter, invece non ho giocato per tre mesi. Ero scoraggiato, piangevo con mia mamma. Poi ho capito le difficoltà e quando posso do una mano ai più giovani. Gli dico di non mollare, di restare concentrati senza pensare di dover giocare a tutti i costi”.
Quale è stata l’esperienza più emozionate in granata?
“Il gol di Adopo in Coppa, siamo andati tutti a festeggiare in campo: eravamo ai quarti di finale dopo aver battuto il Milan. Bellissimo”.