Lo svizzero del Toro è il vero jolly della retroguardia: centrale o terzino per lui non cambia nulla. E il rendimento è sempre al massimo
Stakanovista. A 30 anni essere il più “vecchio” e il più utilizzato del gruppo significa due cose: che il Torino sta lavorando molto bene con i giovani e che hai un fisico bestiale. Ricardo Rodriguez è uno che di solito parla poco, ma lavora sempre tanto: e i risultati si vedono. E’ il granata che ha più minuti nelle gambe, 2.466′. Abituato da sempre a curare ogni aspetto dell’allenamento, è difficile che un allenatore non lo noti. Infatti, fin dal primo giorno Juric l’ha preso sotto braccio e “restituito” al calcio, dopo la stagione negativa con Giampaolo, trascinato dalla mediocrità di tutta la squadra.
Centrale e terzino. Dove lo metti sta, Rodriguez. Una bella scoperta il granata diventato capitano quasi per caso, che si è ritrovato con la fascia sul braccio dopo i capricci ad inizio stagione di Lukic. E quei gradi li sta portando con merito e orgoglio. In difesa a marcare, il ruolo che gli ha trovato Juric, oppure sulla fascia a spingere (come fa con la sua nazionale), per Rodriguez non cambia niente. Anche a 30 anni si può crescere come dimostra un campionato molto attento, di maturità. E il suo gesto di far leggere a Buongiorno, il capitano del futuro, i nomi dei caduti di Superga è il valore aggiunto della miglior stagione dello svizzero in granata.