Quando gioca negli Allievi allenati da Giacomo Ferri stampa un gol da 30 metri che gli apre le porte della prima squadra. E così a 17 anni e 3 mesi Quagliarella esordisce in Serie A con la maglia del Torino: il prodotto più promettente dei primi anni 2000.
Poteva diventare l’attaccante granata per un decennio e anche di più, però nel 2005 il club di Cimminelli fallisce e lui, come gli altri migliori prodotti provenienti dal settore giovanile, si liberano. Un epilogo impensabile e clamoroso che diventa la sua fortuna, visto che nel giro di poco tempo finisce prima al Napoli e poi alla Juve con cui vince 3 scudetti.
Ma la storia del Toro ha una vena romantica che coinvolge anche Quagliarella, che 9 anni dopo ritorna dalla casa madre e con il club che l’ha allevato raggiunge i migliori risultati dell’era Cairo. Mette la firma nelle poche imprese che si contano: prima il gol al San Mamès contro l’Athletic che avvia l’impresa, poi quello decisivo nel derby che torna a colorarsi di granata dopo un’infinità di tempo (e rimane l’unico successo).
Un ritorno da ciclone, anche se l’addio è polemico, non certo da parte di un ragazzo che non ha mai detto una parola di troppo. Ma al cuor non si comanda, l’ha già dimostrato. E lui, secondo i tifosi del Toro, ha avuto il “peccato” di non esultare dopo un gol segnato al Napoli, la sua terra.
Al Torino in tutto realizza 32 gol in 109 partite. Così torna a Genova completando il cerchio della sua carriera. Con i blucerchiati, che abbraccia già nel 2006/07, gioca le ultime 7 stagioni. Nel 18/19, a 35 anni, si laurea anche re dei bomber del campionato di Serie A con 26 centri. Ma a 40 il suo fisico ha detto basta. “Non ce la faccio più”. In bocca al lupo, Fabio!